La dipendenza patologica
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la dipendenza patologica come una: “Condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”.
Con il termine “dipendenza” si intende quindi un’alterazione del comportamento che da semplice e comune abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere attraverso sostanze o comportamenti che sfociano in una condizione patologica.
La persona dipendente perde ogni possibilità di controllo sull’abitudine.
La dipendenza patologica si manifesta ed esplicita quando la persona non può fare a meno di una sostanza o di un comportamento malgrado i danni fisici, psicologici, legali, familiari, che l’uso di queste sostanze o la messa in atto di quel determinato comportamento le procura.
FATTORI DI RISCHIO
L’insorgenza delle dipendenze è legata presumibilmente all’interazione sfavorevole di tre ordini di fattori:
- neurobiologici (riconducibili a caratteristiche genetiche e ad anomalie della disponibilità di alcuni importanti neurotrasmettitori – dopamina, serotonina, noradrenalina – che regolano il tono dell’umore),
- individuali (correlati alle esperienze di vita nonché a caratteristiche specifiche di personalità)
- socio-ambientali (relativi alle caratteristiche del contesto familiare, socio culturale ed economico della comunità in cui il soggetto vive, alle abitudini del gruppo di appartenenza, alla presenza o meno di reti di sostegno sociale e alle caratteristiche delle sostanze e alla loro disponibilità e accessibilità).
LA PREDISPOSIZIONE ALLE DIPENDENZE
Non sono ancora noti tutti i meccanismi che nel nostro cervello sottendono alle dipendenze, però gli studi hanno dimostrato che esiste un’area cerebrale, chiamata corteccia cingolata anteriore (ACC), deputata alla motivazione e al rinforzo del comportamento, che nel momento in cui scatta la dipendenza viene iperstimolata (con una iper produzione di dopamina), portando alla continua e inarrestabile ricerca di quella determinata sostanza o determinato comportamento.
Inoltre esiste una predisposizione biologica in ciascun individuo a sviluppare, in maniera più o meno marcata, delle dipendenze. Si può parlare proprio di una “genetica delle dipendenze” che può trasmettersi di generazione in generazione.
È chiaro, però, che contribuiscono ampiamente allo sviluppo di dipendenze anche altri fattori – sociali, culturali e psicologici – da non sottovalutare.
COSA SONO LE NUOVE DIPENDENZE?
Negli ultimi decenni si è assistito a un’evoluzione del concetto di dipendenza: se prima, con questo termine, si faceva riferimento prevalentemente a un disturbo legato all’abuso di alcol o sostanze, con il passare degli anni, le esperienze che possono essere al centro di una dipendenza sono aumentate fino ad arrivare a comprendere tutta una serie di comportamenti che non hanno a che fare con l’uso di una sostanza ma che comunque interferiscono con il sistema nervoso, l’equilibrio neurochimico e con vari aspetti della vita della persona.
Queste “Nuove Dipendenze” (New Addictions) interessano un numero di persone sempre maggiore ed includono un gruppo eterogeneo di disturbi in cui l’oggetto della dipendenza è un comportamento che, il più delle volte, è socialmente accettato se non addirittura incoraggiato.
QUALI SONO LE NUOVE DIPENDENZE?
- dipendenza dalle nuove tecnologie: internet, smartphone, giochi on-line, social-network e pornografia on-line;
- gioco d’azzardo compulsivo(GAP);
- shopping compulsivo;
- dipendenza affettiva;
- dipendenza dal lavoro(workaholism);
- dipendenza da attività fisica(vigoressia);
- dipendenza dal mangiare sano e naturale(ortoressia)
Come possiamo notare, ognuna di queste attività fa parte della nostra vita quotidiana ed è perciò estremamente difficile comprendere quando si può parlare di vera e propria dipendenza.
LE NUOVE DIPENDENZE NEL DSM-5
Ad oggi l’unica forma di dipendenza comportamentale inclusa nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), all’interno del capitolo delle dipendenze patologiche, è il Disturbo da Gioco d’Azzardo (Gambling). A tal proposito è stato importante il contributo fornito dalle neuroscienze, le quali hanno evidenziato come i comportamenti legati al gioco d’azzardo coinvolgono gli stessi substrati neurali, quello della ricompensa e del rinforzo, implicati nelle dipendenze da sostanze.
Altri comportamenti ancora non sono stati inseriti all’interno del DSM in quanto, allo stato attuale, non si ha una letteratura sufficiente per stabilire i criteri diagnostici necessari al fine di un’identificazione nosologica di tali condotte come veri e propri disturbi mentali.
CAUSE DELLE NUOVE DIPENDENZE
Al fine di comprendere meglio le cause di questi disturbi, ancor più che nelle altre forme di dipendenza, è importante tenere in considerazione il contesto sociale di appartenenza dell’individuo.
Le nuove forme di dipendenza sono correlate al tipo di società e di contesto di appartenenza. L’insicurezza economica e sociale all’interno della quale gli individui si muovono, gli stili di vita stressanti, veloci e multi-tasking, basati sulla competitività e sulla spinta all’azione, da un lato generano stress, noia e frustrazione, dall’altro spingono alla ricerca dell’immediata gratificazione.
È qui che trovano ampio spazio di esistere tutte quelle nuove tecnologie e tutto ciò che ne consegue se utilizzate in un certo modo: con il ricorso a una realtà alternativa, facilmente fruibile e, solo in apparenza, facilmente gestibile, le persone riescono a mettere in stand-by la loro sofferenza psichica e la loro consapevolezza dei propri stati interiori indesiderati e fonte di malessere.
IL TRATTAMENTO
La Terapia Cognitivo Comportamentale si è rivelata essere una delle forme di trattamento elettive nelle dipendenze patologiche.
Questa terapia si concentra su tutte quelle situazioni, pensieri ed emozioni che portano l’individuo alla messa in atto del comportamento problematico.
Le tecniche utilizzate possono essere di tipo cognitivo, ossia finalizzate al riconoscimento, alla presa di coscienza ed eventualmente alla modifica di quei pensieri che spingono l’individuo ad agire in maniera disfunzionale, o di tipo comportamentale, volte all’apprendimento di schemi comportamentali alternativi e maggiormente funzionali.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, sebbene non esistano farmaci specifici per il trattamento di questo tipo di dipendenze, possono essere utilizzati stabilizzatori dell’umore e inibitori della serotonina (antidepressivi).
Un importante contributo è dato dalle terapie di gruppo. In particolar modo, nel corso degli anni si sono affermati sempre di più i cosiddetti gruppi di auto-mutuo-aiuto (self-help groups) molto spesso basati sul metodo dei 12 passi utilizzato nel gruppo degli Alcolisti Anonimi (AA), molto efficaci.
I partecipanti a questi gruppi sono persone che condividono lo stesso tipo di problema e che perciò ritrovano nel gruppo stesso senso di appartenenza, condivisione e rispetto reciproco.
Le finalità dei gruppi di auto-mutuo-aiuto sono:
- favorire una maggiore comprensione del proprio disturbo, in assoluta assenza di giudizio per sé e per gli altri;
- portare la persona a visualizzare e a identificare quali possono essere le cause scatenanti di determinati comportamenti disfunzionali;
- prevenire le ricadute: imparare a vivere secondo un nuovo stile di vita e aiutare gli altri che combattono con lo stesso problema.