INDAGINE CENSIS PER ASSINDATCOLF – 2021/2022
“WELFARE FAMILIARE E VALORE SOCIALE DEL LAVORO DOMESTICO IN ITALIA”
Tra la fine del 2021 e la prima metà del 2022, Assindatcolf e Censis hanno condotto un’indagine con l’obiettivo di ricostruire il vissuto delle famiglie, datrici di lavoro domestico, che si confrontano con bisogni crescenti come quello della cura e dell’assistenza a persone anziane, a persone con disabilità, a minori, o come quello della cura della casa e della famiglia secondo forme che facilitino la partecipazione al lavoro, soprattutto per le donne.
Per quanto è di nostro interesse rilevare, i risultati della ricerca hanno confermato un maggior carico di lavoro svolto per la famiglia (in termini di ore) da parte delle donne, le quali -coerentemente- percepiscono anche maggiormente gravoso rispetto agli uomini sia il carico di cura familiare che quello lavorativo.
(1° Focus: https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Focus.pdf)
Prendendo in considerazione le tre figure professionali principalmente coinvolte nell’ambito del lavoro domestico (baby sitter per le famiglie più giovani, badanti per quelle più anziane e colf in maniera trasversale), si nota come la scelta di avvalersi del loro operato sia motivata dall’impossibilità di provvedere direttamente ai compiti di cura (è il caso principalmente delle badanti ma anche delle colf) o dalla necessità di conciliare vita e lavoro (soprattutto per quanto riguarda le baby sitter) così come, in misura minore, dal bisogno di ricavare del tempo per sé delegando ad altri alcune faccende (soprattutto per le colf).
(2° Focus: https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/2%C2%B0%20Focus.pdf)
Tuttavia l’impegno economico richiesto non è di poco conto e vede in maggiore difficoltà gli anziani che necessitano di una badante e le famiglie che hanno a carico persone non autosufficienti. Si calcola infatti una spesa media mensile di 1200 euro per un/una badante, 650 euro per una colf e 750 euro per baby sitter; questi dati non sono di poco conto, perché implicitamente significano le scelte organizzative che le famiglie fanno per rispondere alle diverse esigenze che incontrano.
Interessante anche l’aspetto che mediamente le famiglie sembrano conoscere poco i sostegni e servizi offerti dal settore pubblico per la non autosufficienza: il sostegno più utilizzato risulta essere l’indennità di accompagnamento (42,1% degli intervistati) il quale però risulta essere anche il meno apprezzato (il 64,6% delle famiglie che lo utilizza, lo considera non adeguato alle proprie necessità), mentre decisamente meno conosciuta è l’assistenza domiciliare (che insieme ad altri assegni messi a disposizione a livello locale o nazionale è utilizzata dal 10% degli intervistati) nonostante sia molto apprezzata da chi ne fa uso (oltre il 70%).
(3° Focus: https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/3%C2%B0%20Focus%2012%2005%2022_def.pdf)
Nonostante le difficoltà fin qui rilevate, il 58,5% delle famiglie intervistate preferirebbe continuare ad assistere il proprio familiare a casa piuttosto che inserirlo in una RSA, consapevole della difficoltà di riproporre le cure e le attenzioni specifiche che lo stesso può ricevere dalla famiglia. Da qui il fatto che il 53,4% trova importante il sostegno di personale esterno per il caregiving, questo sia a favore del benessere della persona assistita che per contenere lo stress psico fisico del caregiver. Il 25%, inoltre, propenderebbe per una forma di retribuzione delle ore dedicate alla cura dei familiari non autosufficienti, mentre il 9% vede nella possibilità di lavorare da casa (smart working, lavoro agile…) un valido aiuto al compito di cura che svolgono. Infine, se il 6,7% riterrebbe importante anche il semplice riconoscimento di una assicurazione contro gli infortuni domestici, il 5,4% gradirebbe dei percorsi di formazione per migliorare o adeguare l’appropriatezza dell’assistenza familiare.