La violenza nel luogo di lavoro
Il contesto lavorativo può trasformarsi in un luogo sfavorevole, in cui la vittima può subire qualsiasi tipo di maltrattamento fisico, psichico e/o economico.
La violenza può essere utilizzata per creare un clima di lavoro ostile, il quale può consentire una facile manipolazione dei dipendenti allo scopo di aumentare la produttività. Come il mobbing, la violenza può esercitarsi in diversi modi. La forma più diffusa è quella rivolta da un superiore verso un subordinato e può svilupparsi in due diverse forme, denominate: abuso di potere oppure manovra perversa. La prima si verifica quando il leader molesta e maltratta i suoi subordinati per timore di perdere il controllo su di essi. La seconda è invece adottata da un individuo che riesce a dare valore a sé stesso solo umiliando gli altri. Si tratta di una forma più subdola e di conseguenza provoca danni maggiori a chi la subisce.
Come illustrato dai dati rilevati dall’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (Inail) nel periodo tra il 2017 e il 2021, oltre il 5% degli infortuni femminili, ovvero circa 20.500 infortuni nell’intero quinquennio, avvengono a causa di violenze, aggressioni e minacce, che possono provenire da persone esterne all’azienda o da colleghi della stessa.
Tra le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze, quasi il 60% svolge professioni sanitarie e assistenziali.
Il report dell’Inail del 10 Ottobre del 2020 denominato “Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” ha rilevato che il 10% delle lavoratrici che svolgono professioni sanitarie e assistenziali sono soggette a violenza e vessazioni da parte di colleghi e superiori sul luogo di lavoro. Il 9% del totale degli infortuni nei medesimi settori riguarda casi di aggressione, di cui il 72,4% ha coinvolto lavoratici donne.
La Fondazione Libellula, fondazione che si occupa di prevenire e contrastare ogni forma di violenza sulle donne e di discriminazione di genere, ha realizzato una ricerca con l’obiettivo di fotografare lo stato di equità di genere nel mondo del lavoro italiano. Questa indagine ha coinvolto oltre 4.300 lavoratrici e libere professioniste provenienti da tutta Italia.
I risultati ottenuti hanno evidenziato una situazione alquanto allarmante: più di una donna su 2, ovvero il 55%, si dichiara vittima di molestie e discriminazione sul luogo di lavoro; il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati e il 53% ha subito complimenti espliciti non graditi.
La sperimentazione di questi atteggiamenti provoca delle conseguenze che si riflettono in una limitazione del proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato: i dati indicano infatti che il 58% delle donne intervistate non reagisce di fronte ad una molestia, di queste donne il 38% afferma di non voler essere vista come una persona troppo aggressiva, mentre l’11% non sa come o cosa dovrebbe fare.
La donna quindi si trova ancora oggi troppo spesso di fronte a condizioni sfavorevoli di crescita professionale: a dimostrazione di ciò, la ricerca della Fondazione libellula ha ripotato che il 62% delle donne intervistate dichiara di essere considerata aggressiva se si mostra ambiziosa o assertiva: di queste donne il 42% ricopre un ruolo di responsabilità dirigenziale.
La carriera della donna è ancora troppo spesso interpretata sulla base di fattori culturali anziché sul merito e sulla competenza: il 71% delle donne sperimenta contesti in cui la leadership e i ruoli di responsabilità sono prevalentemente ricoperti da uomini; il 79% vede crescere i colleghi uomini più velocemente, anche se con minore esperienza della propria.
Questa difficoltà di progredire nel proprio percorso lavorativo inoltre peggiora all’interno dei contesti in cui la genitorialità viene percepita come condizione esclusivamente femminile. Il 41% delle donne ha espresso un sentimento di estrema difficoltà nel comunicare alla propria azienda di essere incinta. Il 68% delle donne ha visto rallentare il proprio percorso di crescita a causa della maternità e il 65% riporta di aver sentito commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità in azienda.
La presente ricerca mette in luce come il contesto lavorativo italiano sia ancora distante dal raggiungimento di un’equità di genere nel mondo professionale e questo avviene anche quando le donne ricoprono una posizione manageriale: in questa situazione, infatti, i comportamenti decisi e determinati delle donne vengono visti in modo diverso rispetto a quelli maschili, determinando a volte anche la rinuncia a mettersi in gioco per la propria crescita professionale.
Quanto fino ad ora riportato rappresenta l’espressione di un problema culturale fortemente radicato e insito nel contesto professionale italiano, nonché ancora fortemente presente anche nella vita quotidiana e domestica. Diviene quindi necessario pensare e mettere in atto un profondo e continuo lavoro di educazione e sensibilizzazione: a generare la discriminazione non è solo un rapporto sbilanciato di forza nel contesto lavorativo dato dai ruoli operativi degli uomini rispetto a quelli delle donne, ma soprattutto l’appartenenza al genere. Tutte le diverse realtà lavorative dovrebbero assumersi la responsabilità della costruzione di luoghi di lavoro in cui promuovere valori quali correttezza, indipendenza, dignità e rispetto nei rapporti interpersonali; dovrebbero formare e informare i lavoratori sui temi della legalità e della trasparenza, ma ancor più importante dovrebbero incentivare la creazione di una cultura del lavoro basata sul rispetto reciproco.
Cosa fare in caso di violenza?
- Contattare il numero di emergenza 112 in caso:
- di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica;
- se si è vittima di violenza psicologica;
- se si sta fuggendo con i figli;
- se il maltrattante possiede armi.
- Contattare il numero antiviolenza e anti stalking 1522: è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente. Inoltre vi è l’App 1522 che consente alle donne di chattare con le operatrici.
- Recarsi o contattare i Centri antiviolenza
- Recarsi presso il Pronto Soccorso: oltre a fornire le cure necessarie i diversi professionisti aiutano la vittima ad intraprendere il percorso verso un percorso di uscita dalla violenza
- Contattare il Telefono Verde AIDS e IST 800 861061 se si è subita violenza sessuale. Si può accedere anche al sito www.uniticontrolaids.it
- Scaricare l’App YouPol realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, ma che è stata estesa anche ai reati di violenza domestica
FONTI:
Fondazione Libellula: https://www.fondazionelibellula.com/it/ebook.html
INAIL: https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-pubbl-ri-conoscere-per-prevenire-fenomeni-molestia.pdf