Giornata mondiale sulla diversità culturale 21/05
L’articolo 4 della “Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale” adottata all’unanimità a Parigi il 2 novembre 2001, recita: “La difesa della diversità culturale è un imperativo etico, inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana. Essa implica l’impegno a rispettare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, in particolare i diritti delle minoranze e dei popoli autoctoni. Nessuno può invocare la diversità culturale per minacciare i diritti dell’uomo garantiti dal diritto internazionale, né per limitarne la portata.”
Ma cosa si intende quindi con l’espressione “diversità culturale”?
La stessa dichiarazione risponde a tale domanda, affermando che si tratta di tutte le diverse forme che la cultura assume nel tempo e nello spazio: questa semplice espressione racchiude in sé tutti gli aspetti e le diverse identità presenti nei gruppi e nelle società che compongono l’intera umanità. La diversità culturale viene definita necessaria per la sopravvivenza e lo sviluppo del genere umano e per questo motivo deve essere affermata e riconosciuta. Come illustrato dall’articolo 4, il non rispetto della diversità culturale implica la violazione di un diritto fondamentale dell’uomo.
La costruzione dell’Identità individuale
Le società contemporanee sono società globalizzate, multi-culturali e multi-etniche, ma nonostante questo ogni giorno assistiamo a qualche forma di negazione delle diversità che, nei casi peggiori, sfociano in veri e propri episodi di discriminazione. L’uomo è fin dalla nascita un essere sociale, ha bisogno degli altri a lui simili per formare la propria coscienza di sé, e dunque per esistere in quanto essere umano. La costruzione dell’identità individuale risiede nella possibilità di confrontarsi e rispecchiarsi nell’altro, ed è proprio attraverso i processi di socializzazione che esso riesce a costituire, accrescere e modificare il proprio modo di esistere. Il riconoscimento da parte degli altri diviene il presupposto alla base della formazione dell’identità individuale pertanto è un bisogno universale dell’essere umano. È proprio grazie all’esperienza del riconoscimento societario che un soggetto sviluppa sicurezza nell’esercizio delle proprie capacità e consapevolezze circa i propri bisogni. Quando, però, il rapporto di reciprocità tra gli individui viene meno con un mancato riconoscimento, questo produce forme di dispregio e di umiliazione.
Dal riconoscimento alla discriminazione
La presenza di diversità culturali all’interno della società favorisce nella popolazione autoctona una reazione di tutela di sé e del proprio gruppo che risulta essere istintiva e inevitabile, in cui si compie una distinzione tra un Noi e Loro, espressione che sembra voler distingue due razze umane, di cui la prima viene giudicata più umana della seconda, effettuando così una deumanizzazione delle stesse minoranze, che diventano non-persone prive di riconoscimento.
La costruzione sociale dell’altro avviene in seguito allo scambio tra individuo e società, attraverso le rappresentazioni sociali, l’attività cognitiva individuale, la circolazione di ideologie, le informazioni rilasciate dai mass media, la propaganda politica e le pratiche istituzionali. Tramite questa serie di fattori le persone operano un processo di classificazione -che è un meccanismo operativo tipico dei processi cognitivi della mente umana- di altri individui, ‘ordinandoli’ in categorie precostituite. L’uomo quindi ragiona sempre per categorie, ma questo processo di categorizzazione risulta essere un problema nel momento in cui si creano forme di generalizzazione indebita, che attribuiscono a tutti gli appartenenti ad un determinato gruppo sociale determinati comportamenti o caratteristiche.
Da questo processo, intriso di pregiudizi, nascono gli stereotipi, ovvero l’attribuzione di caratteristiche solitamente negative che possono riguardare caratteri somatici, appartenenza ad una nazionalità, provenienza da una specifica area geografica o il professare una certa religione. Contemporaneamente si sviluppa un’altra dinamica: l’etnocentrismo, ovvero la tendenza a valutare ogni cosa secondo le norme morali e sociali e i valori del proprio gruppo di appartenenza, ritenendoli i più adeguati. Questo fenomeno porta a credere di essere migliori rispetto ai membri degli altri gruppi, che vengono giudicati e verso i quali si hanno attitudini sfavorevoli, con pregiudizi e stereotipi negativi che sfociano in disprezzo e avversione. Pregiudizio, stereotipo e etnocentrismo sono atteggiamenti e ideologie, ma quando questi si trasformano in comportamenti concreti si parla di discriminazione, ossia il trattamento differenziale e inuguale di individui o gruppi sulla base delle loro origini e appartenenze. Questo porta alcuni individui ad essere esclusi nella fruizione di beni e diritti.
L’importanza dell’attenzione sul fenomeno
I fenomeni qui analizzati, non rappresentano soltanto delle lesioni a principi morali e di equità che dovrebbero essere centrali nella costruzione delle politiche e della società odierna in termini etici, ma, anche da punto di vista pratico, devono essere presi in considerazione in quanto il trattamento ingiusto nei confronti delle minoranze conduce ad avere ricadute sulla qualità della convivenza nelle società. In tal modo infatti le diversità culturali continuano ad essere percepite come componenti sociali persistentemente svantaggiate ed emarginate, alimentando così i conflitti e il rancore all’interno dei diversi gruppi sociali.
Come raggiungere l’apertura verso le diversità culturali?
Per riuscire ad ottenere un’apertura verso l’altro, con l’acquisizione della capacità di riconoscerlo e di includerlo su un piano di parità e reciprocità, è necessario che vengano attuate modifiche in una società che si consolida come multi-culturale. Pertanto, come sottolineato dalla “Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale” è compito di ogni Stato favorire lo scambio delle conoscenze e delle pratiche migliori in materia di pluralismo culturale, al fine di facilitare nelle società, l’integrazione e la partecipazione di persone e gruppi provenienti da differenti orizzonti culturali.
Fonti:
UNESCO https://ciram.unimc.it/it/focus/dialogo-tra-civilta-e-diritti-umani/declaration_cultural_diversity_it.pdf
Ambrosini M. (2017). Sociologia delle migrazioni. Bologna, Il Mulino
Siebert R. (2017). Il razzismo. Roma, Carocci